Ai concerti di Cesare Cremonini io sono sempre stata sotto il palco. Per il suo debutto a San Siro mi sono concessa un posto Prato Gold, lato a sinistra, tre file al massimo dalla passerella di scena.
Un preambolo che mette in chiaro da subito una cosa: sono una super fan di Cesare Cremonini, senza riserve. Non perdo occasione per farlo sapere e quanto tento di nasconderlo e viene pronunciato il suo nome mi si accende un luccichino negli occhi che mi frega.
Quindi, diciamo la verità: il nome di questo blog non è un caso e si potrebbe rinominare “Voglio sposare Cesare Cremonini”. Anche adesso sì, che ho più di trent’anni e dovrei pensare alle cose serie.
Perchè vedete, voi che pensate che sia solo un cantantuccio pop, per me Cesare Cremonini è stato il cantante che ha accompagnato la mia adolescenza in provincia, nei momenti più belli e in quelli più brutti. E’ il cantante che mi ha consolato quanto tutto sembrava uno schifo, quello che mi ha fatto sognare dei lunghi fine settimana sui colli bolognesi con la Vespa, quello che canta “Una come te” e tu sogni che arrivi uno che (anche in playback per l’ammordiddiio) te la dedichi. Aggiungeteci che è un grandissimo figo: il gioco è fatto!
Ora, vederlo sul maestoso palcoscenico di San Siro, è un po’ come dire che ha vinto una scommessa a cui hai sempre creduto.
Ci ho creduto quella volta che sono andata ad un suo concerto a Milano ed eravamo in 300. Urlavo talmente tanto che la ragazza davanti a me si è girata, mi ha guardato con la peggior faccia schifata (non ho mai fatto un corso di canto, sia chiaro), mi ha guardato e ha detto: “Passa pure davanti!!!!”. E io, felice e sudata, ho ringraziato come se mi avesse regalato una birra gelata in mezzo al deserto.
Ci ho creduto quando alle superiori ho costretto le mie amiche a fare un viaggio a Bologna, “andiamo a vedere i portici e San Petronio” dicevo, e le ho trascinate per due chilometri alla ricerca della presunta casa del cantante in questione. “Ragazze, tranquille, ci siamo”. Ci siamo trovate davanti la porta di un oratorio. Avevo sbagliato qualcosa.
Ci ho creduto quando compravo le Benson and Hedges e non fumavo. Volevo tenere il pacchetto nella tasca dello zaino dell’eastpak rosso, tra i libri, come per dire che facevo parte anche io di quel clan di adolescenti che aveva in tasca sogni da spendere.
Ci ho creduto quanto, per la prima volta, la mia carriera di giornalista mi ha regalato un invito alla sua conferenza stampa e io, nel panico più totale, ho chiamato tutte le mie amiche per chiedere una cosa fondamentale: “Come mi vesto? Sai mai che mi nota e ci sposiamo!”.
E quindi amici questo blog è un omaggio a lui, al nostro Cesare, ma anche a tutti i cantanti che ci fanno sognare ad occhi aperti, cantante a squarcia gola, ballare sotto la pioggia, divertire durante una serata con le amiche, piangere per amore, emozionare per le cose belle della vita.
Ps. Alla conferenza stampa Cesare non mi ha filato di pezza. In compenso guadagnai un posto in seconda fila ma vicino ad una giornalista che durante la presentazione dell’album (erano i tempi di “La teoria dei colori”) faceva dei versi strani, sembrava russasse. Dite che è per questo che Cesare non mi ha ancora sposato? 😉
By Adelia Brigo
Foto di Raffaele Della Pace
La recensione del concerto di San Siro, la trovate qui