Non parlerò di Sanremo, della vittoria di Ermal Meta e Fabrizio Moro con Non mi avete fatto niente, delle loro occhiaie che avrei tanto voluto coprire con del correttore della Kiko direttamette spremuto sullo schermo della TV, del timbro di Meta che a detta dell’esperto è tanto simile a quello di Fabio Concato, dell’accusa di aver riproposto un brano già portato a Sanremo – forse anche un po’ studiata a tavolino per far parlare della canzone.
Non parlerò di quanto siano geniali Lo Stato Sociale, di quante verità dicano una in fila all’altra sul mondo del lavoro oggi (che alcuni dipendenti pubblici che si occupano di politiche del lavoro dovrebbero ascoltare ogni mattina prima di andare in ufficio), di quanto sia difficile avere 20-30-40-50 anni oggi in Italia.
Non parlerò degli abiti della Hunziker, alcuni dei quali talmente tremendi che nemmeno Milly Carlucci ha mai osato così tanto a Ballando con le stelle.
Non parlerò di tutto questo. Perché in tutta onestà ieri sera ne avevo talmente le “tasche piene di sassi di Sanremo” che sono andata a vedermi un concerto krautrock sulla fiducia. 🙂
Parlerò di zeppole per due motivi.
Uno. Odio il Carnevale fin dall’asilo (ci sono alcune foto in cui vestita da Pierrot avevo non un’espressione imbronciata, di più. Il Pierrot più triste della storia dei Pierrot. Una volta all’asilo ho anche vomitato perché non volevo travestirmi da spagnola). Odio il Carnevale e amo tutto ciò che è dolce e fritto come le zeppole.
Due. E’ quel tenerissimo difetto di pronuncia che accomuna Max Gazzé e Jovanotti. E che se trovassi in un uomo, lo sposerei subito (a proposito: Cremonini a zeppola com’è messo Adelia?).
Tutto questo per dire che: la canzone portata a Sanremo da Max Gazzé è pura poesia, anche se è come se la cantasse Paperino. Parla della storia d’amore finita male (che c’è da chiederselo?) ambientata a Vieste sul Gargano. Pizzomunno dopo tanto aspettare la sua amata Cristalda si trasforma in uno scoglio bianco bellissimo. Un po’ quello che accadeva a tutti i fidanzati che ho fatto aspettare in macchina quando passavano a prendermi a casa. Scoglio che mi ricorda una vacanza da neo diciottenne in un villaggio bellissimo in cui condividevo il buffet con Brigitte Nielsen e alcuni attori della soap opera in voga all’inizio del 2000 “Cento Vetrine” (giuro che non sto inventando). Ricordo anche quanto fossi più magra e senza tette.
Tutto questo per dire che: domani sera andrò a vedere per la prima volta nella mia vita un concerto di Jovanotti. Che ho tirato fuori L’Albero del 1997, uno dei primi CD che mio padre mi regalò per inaugurare lo stereo nuovo di casa. Che sto entrando nel mood nel modo giusto. Che su Il più grande spettacolo dopo il Big Bang anche Pizzomunno e Cristalda balleranno e salteranno, che su Bella piangerò e sull’Ombelico del Mondo verrà giù il Forum d’Assago.
D’Assago. Detto come lo direbbe Jovanotti con la sua zeppola.
Anna.
Terzo incomodo della zeppola: J.ax…
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L’ho dimenticato!
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