Niccolò Fabi.
Chi lo conosce sa che basta pronunciare il suo nome per immaginare una serata fatta di emozioni, con i suoi ricci in controluce, la voce profonda e il suo modo sincero di stare sul palcoscenico.
Ieri sera abbiamo fatto tappa al Carroponte di Milano per il concerto identificato come #piangeremodallinizioallafine e così è stato. Perchè ormai lo sai che ad un certo punto arriva l’emozione e ti trovi a nascondere la lacrimuccia facendo finta che un moscerino, di quelli grossi, ti sia entrato nell’occhio.
Per dirla tutta, era una delle tappe del suo “Di venti inventi tour”, nato per festeggiare i suoi vent’anni di carriera e per andare a ripescare dal cassetto quelle canzoni che hanno la sua storia (non per forza le più famose) e anche un po’ la nostra. Perchè quando è lì che intona, “…canto, sempre, insieme ai miei capelli” a me viene in mente la ragazzina che lo guardava in tv e si faceva incuriosire da quel tipo così particolare che ieri sera, sotto le arcate del Carroponte, è riuscito a donare al pubblico tutta la sua magia.
Non sono solo le canzoni d’amore. E’ la sua capacità di raccontarti il mondo, nella sua bellezza e nella sua disillusione. Quello di una società che spegne la televisione per cambiare le cose, quello delle piccole cose. Quello di un uomo che cerca la sua strada in mezzo a tante vie, quello che prende un’autostrada con i finestrini abbassati per sentire che è ancora vivo (…a volte, basta un’autostrada…io sto bene quando sto lontano da me, io sto bene quando lontano da me). Quello che coltiva e impara da un amore, quello che ti racconta chi eri e chi sei.
Insomma, in scaletta ha scelto di mettere “Il Negozio di antiquariato”, “Facciamo finta”, “Capelli”, “Rosso”, “Il giardiniere”, “Filosofia Agricola”, “Una mano sugli occhi”, “Ecco”, “Un somma di piccole cose”, in ordine sparso e senza citarli tutti (puritani della scaletta non vi arrabbiate, non ho preso appunti). E alla fine del concerto, pensi che è una fortuna avere la possibilità di ascoltare un cantautore così. Che è bello che sia su quel palcoscenico, che ce l’abbia fatta, che il pubblico riconosca la sua bravura, che sia arrivato lì. Che esiste uno spazio per le cose belle. Insomma, non c’è molto da dire, basterebbe dire che è Niccolò Fabi.
ps. Ad accompagnare Niccolò Fabi in tour Alberto Bianco e la sua band, chapeau