Al concerto di Levante a Milano, alla fine, non ci sono andata ma visto che tutti ne parlano, ne voglio parlare anche io. In ritardo. Con un grande ritardo. Ma d’altronde questo blog è nato senza regole e noi questa anarchia la rispettiamo tutta.
Mentre guardavo le foto del concerto di Levante ho pensato, “ma io avevo abbozzato una recensione del suo ultimo album, dove l’avrò messa?”. Sono andata a riprenderla, nelle note del Mac – non fidatevi troppo, a volte spariscono ma questa è un’altra storia che non sa nessuno, o quasi 😉 – ed eccola qua. Fatemi sapere che ne pensate.
Comunque, volevo anticiparvi due cose: 1. Questa Levante mi piace fin dall’inizio, anzi per alcuni aspetti mi piaceva di più all’inizio (sicuramente per il suono del disco) 2. Abbiamo gli stessi pantaloni, ma li ho comprati prima io 😉
Recensione “Nel caos di stanze stupefacenti”
C’è la ragazza che ha lasciato da parte le feste a casa di Alfonso per guardarsi dentro e guardare il mondo con occhi nuovi. Un’immagine che diventa meno sfuocata per chi, poco prima di ascoltare il nuovo album di Levante, ne ha letto il primo romanzo (Se non ti vedo non esisti, ed. Feltrinelli). Sulla copertina rosa, una ragazza con la testa dentro le nuvole e la storia di una donna alla ricerca di se stessa.
In quest’ultimo disco, “Nel caos di stanze stupefacenti”, invece la ricerca personale diventa il punto di partenza per raccontare diversi mondi, diverse “stanze” appunto, e scattare un’immagine a 360°. Una fotografia fatta di sentimenti, di amore, di rabbia e di coraggio.
Levante è tornata sbattendoti in faccia le sue canzoni e te lo dice, “non me ne frega niente di niente”, come se fosse arrivata la giusta consapevolezza di un’artista che può finalmente permettersi di raccontare solo ciò che vuole.
Non che prima ci abbia regalato carezze, questo no. Fin dai primi album, Levante ha avuto la capacità di trasmettere qualcosa di viscerale, tanto che nei primi dischi gli arrangiamenti sottolineavano questo aspetto. Un caratteristica che nell’ultimo album risulta meno – e chi la segue dall’inizio la rimpiange un po’ – per fare spazio ad un disco più “rumoroso”. Un album, questo, che svela “le mille me” di Levante, conservando lo stile della cantautrice indie degli esordi ma con sonorità più pop ma non banali.
Da “Non me ne frega niente”, pezzo che si presta ad arrivare dritto in classifica per il ritmo, fino a “Pezzo di me” cantato con Max Gazzè dove svela la parte più ironica e divertente. L’intro è con “Caos”, uno dei brani più intimi, “mi si legge in fronte il caos che ho dentro, si sente forte” canta Levante.
E poi “Gesù Cristo sono io” dove c’è una donna che si ribella, “avrò sfamato te e la tua arroganza e forse ti ho porto pure l’altra guancia”, e dove parla della violenza sulle donne ma anche della loro forza di rialzarsi.
“Diamante” dove canta “fidati di me, ci gira la testa ma non cadremo” o “Santa Rosalia” dove canta dell’omosessualità femminile. E ancora “1996 la stagione del rumore” e “Io ti maledico” dove racconta dei rapporti d’amore dove “non vale la candela, ho esaurita tutta la pazienza”. Fino agli ultimi due “Sentivo le ali” e “Di tua bontà” che chiude il disco gridando “che cosa ho fatto di male per meritarmi questa fame di te”.
Un album scritto pensando ai live, tanto che l’ascoltatore lo avverte e questa è forse la sua unica pecca. Ma d’altronde Levante sul palcoscenico non si è mai risparmiata, portando in scena, fin dagli inizi, degli show molto rock. Cosa che siamo certi farà anche nel prossimo tour.
A(s)brigo
ciao di che marca sono i jeans? grazie
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Ciao Laura, sono marca “Only” 🙂
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