Non saprei proprio da dove iniziare per descrivere l’esperienza incredibile che ho avuto modo di vivere accompagnando Adelia al Concertone del Primo Maggio. Arrivati in Piazza San Giovanni a Roma la primissima impressione è: “OK. Mi si è ristretta la piazza. Non è possibile che ci stiano centinaia di migliaia di persone qui” oppure “la RAI monta delle immagini di repertorio della messa in Vaticano e fa credere che ci sia la piazza gremita”. Le ho pensate tutte. E invece no. Ci stanno tutti e anche “belli larghi”. Di spazio ce n’è molto: puoi tranquillamente fare picnic con la tovaglietta a terra e ballare danze tribali in cerchio. Oppure darti ai balli nosense come lui.
https://www.facebook.com/indiedicuihobisogno/videos/1459876957410213/?pnref=story
(Video tratto dalla pagina facebook di Sei tutto l’indie di cui ho bisogno)
Perché il nodo sta qui: il Concertone del Primo Maggio non è un festival. E’ prima di tutto una festa. Da qualche parere a caldo delle persone che sotto il sole romano aspettavano l’apertura delle danze, l’impressione è stata che solo alcuni erano accorsi da tutta Italia per ascoltare gratis il concerto del proprio idolo indie del momento; che altri (e non pochi) erano lì per festeggiare insieme il Primo Maggio, stare in compagnia, bersi le birrette sotto il sole e mangiare un panino con la “mortazza” portato da casa, come tradizione vuole. Un po’ come la grigliata alla Schiranna il giorno di Pasquetta. Alcuni non sapevano nemmeno chi suonasse: “Ah ma c’è quello di Occidentali’s karma? Ecco, lui sì. Lo conosco”.
E se qualcuno pensa (anche noi sbagliando) che la stragrande maggioranza del pubblico sia formato da giovani con cane a seguito, sbaglia di grosso. Io di “punk a bestia” non ne ho visti proprio. Ho visto coppie di ogni età, sessantenni che sgambettavano sui Planet Funk, ragazzi indiani che pensavano di essere sul set di un film di Bollywood.
Ho visto persino nascere un amore sulle note di Fabrizio Moro davanti ai cessi chimici.
Il palco sta lì in fondo, enorme, imponente e fa paura. Intimorisce tutti, soprattutto i musicisti abituati a suonare nei club e su palchi più piccoli. E secondo me fa effetto anche a chi invece non suona tutto l’anno e suona solo in occasione del Concertone.
Ancora più impressionante è il numero di tecnici al lavoro. Che alle 13:00 già montavano i teli di copertura perché alle 21 prevedevano pioggia durante il concerto degli Editors. E infatti… non siamo riuscite a vederli perché cercavamo riparo nell’ingresso di una banca (posso aggiungere “come delle sfigate”? Ecco, l’ho detto.)
L’atmosfera che si respira nel backstage è a tratti frenetica e a tratti snervante e fatta di attese, davanti alla TV. Ad osservare quanto la regia RAI sia pessima. E che forse le immagini di alcune dirette facebook dei miei colleghi social media manager erano più belle. Ho imparato che quando l’area press si svuota è perché 1) è arrivato un artista e sono tutti pronti “stile avvoltoio” ad assalire l’addetta stampa 2) hanno aperto il buffet e sono tutti pronti “stile avvoltoio” ad assalire l’insalata di riso.
Si conoscono tanti giovani con la tua stessa passione per i concerti, giovani studenti di comunicazione con la radio universitaria, blogger “photobomber” e groupies, giornalisti incalliti con la spocchia a cui non fa più effetto nulla.
Abbiamo portato a casa 7-8 interviste. La più bella di tutte? Senza nulla togliere a Motta (che amiamo “molto” a prescindere), quella a Marco Ulcigrai, cantante de Il Triangolo, turnista dei Ministri e a Roma con Le Luci della Centrale Elettrica e Vasco Brondi. Perché a Marco vogliamo bene e in queste occasioni mi viene in mente la celebre frase di Pippo Baudo “L’ho inventato io”. Che poi non è proprio così. Erano Il Triangolo ad essere molto bravi, ad aver vinto Va sul Palco nel 2012 e aver fatto il botto subito dopo con la Ghost Records.
Cosa mi porto a casa? Di certo un’esperienza completa, un po’ dietro e un po’ davanti al palco, con una compagna di viaggio eccezionale. Perché “vuoi non andare a saltare e ballare in mezzo alla gente quando partono gli Ex-Otago, cara groupie Adelia (s)Brigo?”. Sì, che devi fare?! Devi buttarti nella mischia e fare “la pazzerella”, perché altrimenti è come andare a Roma e non vedere il Colosseo e respirare unicamente l’atmosfera underground di Pigneto e San Lorenzo oppure andare a Roma e non mangiare una cacio e pepe.
E ballala ‘na cosetta ogni tanto. E già che ci sei, magnala anche.
Anna.
Un pensiero su “Impressioni di settembre. Perché, vi pare maggio?”